Episodi
1. Quei cassetti sempre chiusi
L'inchiesta di Mani Pulite non nasce dal nulla. Nella recente storia d'Italia sono numerose le occasioni per la magistratura di scardinare il sistema corrotto del potere politico che affonda le sue radici nella logica del privilegio e della discriminazione. Eppure, tutti quei tentativi finiscono in un niente di fatto. Poi qualcosa cambia: cade il muro di Berlino, gli equilibri internazionali cambiano e cambia la politica interna dell'Italia. L'opinione pubblica si fa più sensibile ai temi della democrazia e della parità di diritti e nasce un profondo desiderio di "pulizia" dalla corruzione dilagante. Sullo sfondo il Nuovo codice di procedura penale. È quella la breccia in cui nasce Mani Pulite.
2. Con le mani nel sacco: l'inizio
È una storia che tutti sanno, ma di cui nessuno parla, quella delle tangenti in Lombardia. Così il 17 febbraio 1992 viene annunciato al Tg1 l'arresto di Mario Chiesa, scattato dalla denuncia di Luca Magni, titolare di una piccola impresa di pulizie, che racconta di aver pagato le tangenti per un appalto all'ospedale milanese Pio Trivulzio. Quello che sembra inizialmente solo un caso isolato costituisce invece la prima crepa nel muro dell'omertà di un intero sistema di corruzione. Nasce così il pool di Mani pulite: il pm Di Pietro ha già tra le mani l'inchiesta. Si aggiungono Colombo e Davigo.
3. La corruzione come sistema
Con un ritmo quotidiano fioccano denunce e confessioni spontanee. Milano, ribattezzata dalla stampa con il nome di Tangentopoli, è il centro nevralgico. L'inchiesta si allarga a macchia d'olio. Il pool di magistrati ci mette un attimo a scoprire che esiste un vero e proprio sistema di corruzione con tariffe e percentuali ben precise che vede coinvolti imprenditori, politici, esponenti di partito, funzionari pubblici. Quasi tutti i partiti intascano tangenti, che a volte rimpinguano le casse comuni, a volte finiscono nelle tasche dei singoli. Il lavoro dei giudici è sostenuto da un alleato forte: l'opinione pubblica, che per la prima volta è in grado di condizionare la vita istituzionale portando a un reale terremoto politico da cui non si può più tornare indietro: cade la cosiddetta Prima Repubblica e si sfaldano i partiti del tempo.
4. Le indagini e le stragi: tra dolore e sconforto
La corruzione non risparmia niente e nessuno: dopo il caso del Pio Albergo Trivulzio è la volta degli IPAB, gli Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza, enti che dispongono di ingenti somme per lo più dovute a lasciti testamentari da devolvere ai più bisognosi. Anche in questo caso il presidente Matteo Carriera, socialista e già autista del sindaco Tonioli, è accusato di aver intascato ingenti tangenti per l'assegnazione degli appalti pubblici. Ma, proprio in questi mesi di frenetico lavoro d'indagine e di recupero della legalità, l'Italia, quella che lotta alla corruzione, è segnata dal dolore e dallo sconforto: le stragi di Capaci e di via d'Amelio ammazzano Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e le persone che componevano le rispettive scorte.
5. Il dramma dei suicidi
Mentre le indagini proseguono, arriva agli Uffici della Procura di Milano una lettera indirizzata all'attenzione di Di Pietro. È quella di un signore indagato che confessa la sua responsabilità e dichiara di non reggere al disonore che ne deriva. Qualche tempo dopo si suiciderà, nonostante i mille tentativi da parte dei magistrati di salvargli la vita. Amorese è il primo di sei suicidi che la storia di Mani pulite porterà con sé. Si apre una stagione dolorosa, profondamente sofferta, umanamente provante perché, se un uomo rinuncia alla sua vita, la giustizia fallisce nel suo compito.
6. Fiamme sporche: un nuovo filone di inchiesta
Siamo nel 1994: dopo due anni di indagini, processi, requisitorie e ricerche, la testimonianza del brigadiere della Guardia di Finanza Di Giovanni apre un nuovo filone di indagine: quello della corruzione del Guardia di Finanza. Il pool si ritrova nella grottesca situazione di dover indagare su chi collabora con loro alle indagini. E seguendo il filo rosso delle tangenti pagate alla Guardia di Finanza si risale a una serie corposa di aziende, tra le quali la Fininvest e il suo presidente Silvio Berlusconi, allora Presidente del Consiglio in carica.
7. La ribellione della magistratura
La classe politica al governo negli anni 1993-1994 sembra paralizzata dai provvedimenti dei giudici e cerca una soluzione politica alla faccenda, varando due decreti-legge: si tratta del decreto Conso (1993) che depenalizza il finanziamento illecito dei partiti, e del decreto Biondi (1994) che impedisce la custodia cautelare degli indagati in Mani pulite. Anche grazie alla presa di posizione dell'opinione pubblica nei confronti di questi provvedimenti, il primo non sarà promulgato dal Presidente della Repubblica (e non entrerà in vigore) e l'ultimo sarà revocato. Eppure, di lì a poco qualcosa inizia a cambiare: la gente smette di sostenere il lavoro dei magistrati man mano che essi incominciano a indagare in fenomeni di corruzione che coinvolgono la gente comune. Ed è allora che Di Pietro, coinvolto in una ispezione ministeriale, lascia il pool.
8. L'ultimo filone d'inchiesta: la corruzione dei giudici
Prima delle dimissioni di Di Pietro, il pool emette un invito a comparire nei confronti di Silvio Berlusconi, allora Presidente del Consiglio: la notizia esce sul "Corriere della Sera", prima che sia resa ufficiale. È un danno enorme all'immagine dei magistrati milanesi che, nel frattempo, sottoposti a ispezioni ministeriali e a procedimenti disciplinari, continuano nel loro lavoro. Ilda Boccassini sostituirà Di Pietro nel pool e contribuirà con nuovi metodi di indagine all'ultimo filone di inchiesta che nel frattempo ha coinvolto anche i giudici e che durerà fino al 2005.
9. Tra critiche e risposte
Nonostante in un paese nient'affatto immaginario come l'Italia la corruzione sia evidente a tutti, nonostante siano altrettanto evidenti i danni economici e sociali che ne derivino, nella storia di Mani pulite il pool di Milano, inizialmente osannato per aver messo sotto gli occhi di tutti l'illegalità messa a sistema nel nostro Paese, con il tempo è stato spesso attaccato dalla stampa, dall'opinione pubblica, dalla classe politica per aver abusato del proprio ruolo, di aver sconfinato in campi non pertinenti. Perché? Cos'è cambiato nel frattempo?
10. Tempo di bilanci
Dopo 30 anni dall'inizio di Mani pulite è tempo di bilanci, di riflessioni, di considerazioni finali. Quando finisce Mani pulite? Perché finisce Mani pulite? Come finisce Mani pulite? Qual è la sua eredità? A queste domande provano a dare una risposta, insieme a Gherardo Colombo, i testimoni-protagonisti di quelle vicende: giornalisti, cronisti giudiziari, avvocati, magistrati che ne restituiscono una visione polifonica, articolata, complessa come lo è sempre la realtà.