Binge-watching

La narrativa al tempo di Internet

Oggi annoverato tra le nuove forme di dipendenza tecnologica insieme alla ludopatia da videogiochi, al sesso in rete e alla sindrome del cellulare fantasma, il cosiddetto binge-watching (la visione compulsiva e ininterrotta di serie televisive) pare legato all’offerta pressoché illimitata di stagioni complete in streaming, che svincola la visione dalle cadenze del palinsesto tradizionale, con immediate ricadute sulle modalità di consumo. Per la maggior parte degli utenti la fruizione avviene in solitario, spesso in ambiente domestico, in un rapporto regressivo con il dispositivo trasmittente che agevola l’immersione totale negli universi della finzione eroica e la riluttanza a far ritorno nell’assai più modesta sfera dell’agire quotidiano. Ma quanto è lontana la compulsione seriale dalle forme più tradizionali di intossicazione? L’intervento analizza la vasta fenomenologia delle dipendenze da serie da una prospettiva semiotica, con il proposito di distinguere tra diversi stili di fruizione immersiva: dalle maratone solitarie e onnivore che possono suscitare sentimenti individuali di frustrazione e di inadeguatezza, all’intensa attività sociale che viceversa circonda alcuni specifici culti televisivi. Quale connessione c’è tra questi atteggiamenti e l’architettura di quei mondi narrativi? E quali effetti producono le frequenti e prolungate immersioni nei mondi seriali sulla percezione collettiva del mondo reale?