Forum Education - le interviste

L'Italia fa pochi figli, e molti di questi, drammaticamente, abbandonano la scuola durante gli anni dell'età dell'obbligo. C'è bisogno, quindi, di riconquistare la conoscenza, ripartendo proprio da loro, dai ragazzi, mettendo in pari le possibilità culturali, economiche e sociali di tutti.

Le grandi città anticipano le tendenze. Nelle grandi città come Milano, di cui Beppe Sala è sindaco, c'è la percezione che siano tante possibilità, quante complessità.

Per potere parlare di scuola, bisogna leggere i dati. E i dati ci dicono che la scuola ha tante risorse, ma anche tanti punti di criticità e tante realtà più fragili. E proprio da queste bisogna ripartire.

I bambini e i ragazzi di oggi sono totalmente diversi da quelli del passato. Chiamati "touch-generation", o nativi digitali, le generazioni alpha si muovono con dimestichezza nel mondo della tecnologia fin da piccolissimi, parlando con Alexa, giocando al tablet. Come fare a non farli sentire spaesati, quindi, all'interno di una scuola ancora un po' offline?

Urge riformare la scuola. E per farlo, bisogna armonizzare la scuola con il principio fondamentale della Costituzione: la pari dignità di tutte le persone, che fonda il nostro stare insieme sull'inclusione.

La scuola deve integrarsi maggiormente con la società, analizzando e arginando, per quanto può, le sue falle. Un esempio? L'abbandono scolastico, dove nel 70% dei casi c'è una famiglia in difficoltà economiche alle spalle.

Una volta, i ritmi e i tipi di vita erano molto più determinati dall'esterno, che fosse la famiglia, la tradizione o altro. Adesso, invece, siamo più liberi di scegliere che forma dare alla nostra vita. L'educazione, quindi, diventa ancora più importante di un tempo, perché ci aiuta a scegliere coscientemente, e a saperlo comunicare in un mondo sempre più interconnesso.

Le grandi trasformazioni possono essere graduali o, al contrario, totalmente dirompenti. E per la scuola, il cambiamento dev'essere dirompente, intercettando le soluzioni più innovative, senza averne paura.

Non dobbiamo pensare che i giovani siano così diversi da noi adulti: se vediamo i nostri ragazzi a volte avere difficoltà a fare un certo tipo di operazioni mentali, ricordiamoci che l'Italia è uno dei paesi più colpiti dall'analfabetismo funzionale. Per arrivare a loro, ripartiamo da noi.

L'uso proprio e corretto di nuove tecnologie e l'approccio alla sostenibilità sono due concetti cardine che devono essere la base solida per il processo di trasformazione del mondo della scuola.

La scuola deve sostenere i ragazzi nel loro processo di acquisizione di competenze e contenuti. Ma non solo: dev'essere capace di sostenere i loro sogni e le loro ambizioni.

Chiediamo troppo alla scuola quando chiediamo alla scuola di risolvere i grandi problemi che affliggono la società. Ma chiediamo anche troppo poco, quando pensiamo che la struttura della scuola debba rimanere inalterata nel tempo, e non si trasformi abbracciando le innovazioni tecnologiche di oggi.

Oggi in Italia c'è un grave problema, lo skill mismatch, ossia la mancata corrispondenza tra le competenze acquisite dalle persone, specie dai giovani ancora in cerca di occupazione, e quelle richieste nel mondo del lavoro. Questo ovviamente rende ancora più complesso l'ingresso nel mondo del lavoro. Per combattere la disoccupazione, bisogna migliorare la formazione.

Da questo Forum è emerso un aspetto di significativa importanza: la politica deve occuparsi maggiormente, e meglio, del mondo della scuola, partendo proprio dagli spunti che i professionisti, chi vive la scuola in prima persona, possono offrire.

Un gruppo di persone molto diverse si è ritrovato e ha raggiunto delle conclusioni che possono essere di utilità per il mondo della scuola. Ma questo Forum ha visto anche tutte le innumerevoli buone pratiche già messe in moto nei diversi territori, con la speranza che possano diventare in futuro progressi dell'intero sistema scolastico.