Incontro dei giovani ricercatori 1 - 2025

Staffetta di incontri in cui si succederanno: Simone Giosuè MADEO - Archeologia 4.0: fotogrammetria, BIM e nuove tecnologie per la documentazione del passato Dalla fotogrammetria al Building Information Modeling (BIM), l’archeologia si confronta con metodologie che non sostituiscono la ricerca tradizionale, ma la potenziano e la mettono in dialogo con nuove forme di rappresentazione e comunicazione. L’intervento, attraverso casi concreti, racconta questa trasformazione radicale, in cui la tecnologia non è fine, ma mezzo: per documentare, comprendere e condividere il patrimonio archeologico in modi fino a poco tempo fa impensabili.; Maddalena REPETTO - Dal Bellum Civile di Lucano alla Guerra Civile inglese: Thomas May e la politica come ispirazione letteraria Thomas May ,drammaturgo, traduttore e poeta della prima metà del Seicento inglese, noto per aver sposato la causa dei parlamentaristi durante la guerra civile inglese. Già a partire dalla sua morte, e a seguito della Restaurazione della monarchia, è stato oggetto di scherno e accusato di aver scelto di schierarsi contro Re Carlo I per via di rancori e frustrazioni personali e non per sincera convinzione politica. Tuttavia, a un’analisi più attenta della vita e delle opere di May, emerge un ritratto dell’autore molto diverso: quello di un uomo sicuro delle proprie convinzioni già molti anni prima dello scoppio del conflitto civile, un uomo che ha fatto del proprio credo politico l’ispirazione per la composizione delle sue opere e, in particolar modo, per la traduzione del Bellum Civile di Lucano. Con la scelta di rendere fruibile a un pubblico più ampio un’opera così controversa e così apertamente schierata contro la tirannide, May risulta oggi lontanissimo dalle accuse di scelte politiche di convenienza e appare meritevole dell’etichetta di proto-repubblicano quasi tre decenni prima del rovesciamento della monarchia inglese. ; Irene BUSELLI - Algorithmic Unfairness: l'Intelligenza Artificiale sa fare di tutto, anche discriminare. Dagli annunci di lavoro ai prestiti bancari, dai social alla giustizia predittiva: l’Intelligenza Artificiale sembra pronta a prendere decisioni sempre più influenti nelle nostre vite. Ma come si fa a valutare se queste decisioni sono giuste? E soprattutto: giuste per chi? Con un linguaggio accessibile ed esempi concreti, l’incontro proverà ad andare “dietro le quinte” degli algoritmi, per capire in che senso l’intelligenza artificiale non è neutrale, e in che modo riflette i valori (e i pregiudizi) di chi la costruisce. E come, malgrado questo, possiamo ancora scegliere che tipo di futuro vogliamo progettare; Cecilia ISOLA - Quando le piattaforme manipolano: dark patterns, addictive design e la risposta dell’Unione europea Negli ultimi anni è diventato sempre più comune trovare online interfacce pensate per influenzare il comportamento degli utenti, rendere più difficile compiere scelte libere o portarli a fare clic dove in realtà non vorrebbero. Si pensi a quei casi in cui è facile iscriversi a un servizio ma molto complicato disdirlo, oppure a quei messaggi che segnalano una presunta ‘alta richiesta’ di un prodotto o una promozione ‘quasi esaurita’, nel tentativo di spingere l’utente ad acquistare in fretta. In altri casi, i pulsanti sono progettati per confondere - ad esempio rendendo il tasto ‘accetta’ molto più visibile di quello per rifiutare - oppure certe opzioni, come il rifiuto dei cookie o l’annullamento di un ordine, vengono nascoste in fondo alla pagina o dietro più passaggi. Queste tecniche sono note come dark patterns: schemi di design ingannevoli che, invece di agevolare l’utente, cercano di indirizzarne le decisioni nell’interesse della piattaforma, a discapito della sua autonomia e consapevolezza. Più di recente si è diffusa un’altra forma di progettazione discutibile, che mira a trattenere l’utente il più a lungo possibile, mantenendo alta la sua attenzione e stimolando un’interazione continua. Questo approccio, noto anche come addictive design, si fonda su strategie che sfruttano l’architettura dell’interfaccia e meccanismi ben noti del comportamento umano, tra cui l’attivazione del sistema dopaminergico: attraverso la progettazione di schemi di gratificazione intermittente - notifiche imprevedibili, scroll infiniti, contenuti consigliati uno dopo l’altro - l’utente viene indotto a interagire in modo ripetitivo e quasi automatico. La progettazione dell’interfaccia quindi non è più un elemento neutro, bensì uno strumento di influenza comportamentale, capace di incidere sulla capacità decisionale dell’utente. Ma tutto questo è legale? La mia ricerca analizza il fenomeno dal punto di vista giuridico, ricostruendo la risposta dell’Unione europea a queste pratiche attraverso un esame delle principali fonti normative, tra cui il recente Digital Services Act, introdotto per assicurare un ambiente digitale più equo, trasparente e sicuro.