Comunicare, conversare, chattare

Lo storydoing e il potere delle parole

Comunicare è un’espressione aziendalmente rassicurante. Non significa né conversare, né chiacchierare e men che meno ascoltare. Eppure, tutto intorno è conversazione: mercati, persone, reti. Siamo umani e preferiamo da sempre la ‘voce umana’ della conversazione: genuina, diretta, emozionante. La comunicazione trasmette blocchi di informazioni, la conversazione le fa vibrare dentro un racconto. E la chiacchiera, infine, ci fa sentire a casa con gli amici. I tempi forse stanno cambiando: le imprese comunicano sempre più spesso di voler conversare, per correre verso un futuro fatto di ‘voci’ e non di ‘parole’, di storie e non di dati. È up-to-date e nobilmente antico. Nel management si usa oggi con disinvoltura il vocabolario pre-moderno delle storie, la metafora provinciale della piazza e della chiacchiera. Chiamiamo storytelling l’arte e la tecnica del racconto. Chiamiamo storydoing la bravura dei grandi oratori di condurre gli uomini all’azione attraverso le parole. Chiamiamo conversational knowledge sharing quello che qualcuno una volta chiamò serendipità e qualcun altro, più moderno, ha definito un mondo di organizational dating. Back to the future, insomma: comunicare è rassicurante, conversare è umano, la ‘piazza delle parole’ potrebbe essere il nostro futuro.